Immagina il
buio,
non quello
di casa tua,
quello che
rapisce di notte
nemico.
Immagina la
pioggia, cadente,
violenta,
lama aguzza sul collo.
Immagina il
freddo, che non conosci,
blocca le
membra, taglia il respiro.
Immagina il
silenzio, della paura figlio,
in mezzo al
niente.
Immagina le
grida, i lamenti,
gli strazi,
i pianti, le urla
assordanti
di quelli che chiamavi bambini.
Immagina la
fame che divora, la sete che brucia.
Lunghe ore
in piedi, non muoverti, tu che eri uomo.
Specchiati
in una pozza, tu che curavi la tua chioma fluente,
e vedi se ancora
riconosci te stessa.
Dimentica il
modo in cui ti chiamavano i tuoi,
la voce
della mamma che cercava un abbraccio.
Saluta il
passato,
e l’oggi
e il domani.
Immagina il
tempo che non scorre e che vola.
La schiena
piegata che invoca pietà,
il calcio
sferrato ancora sangue porterà
ma non per
molto: fra poco te ne andrai da questa vita.
Immagina il
pianto che vorresti
ma di non
aver la forza
perché la
tua lacrima scenda.
Non aria,
paura respiri.
Di questa ti
nutri, per questa vivi.
Non contare
i secondi, ma gli attimi, e spera che
bastino a
tenerti in vita.
M’impongo di
immaginare
ma non ce la
faccio.
Mi chiedo
perché, e maledico
l’uomo
che il
fratello devasta e chiedo che fare
Mi risponde
una sola parola:
“Ama”