che così arduamente andai cercando,
per anni la mirai,
ma me la trovai dinnanzi solo quando la dimenticai.
Intrecci di ricordi,
come confuso archivio,
mi immaginavo nella mente,
ma eran lì, e lì li vedevo.
Mi avevan detto di non aprir quella porta,
di non averne il coraggio,
ma tanto il desiderio di riviver il passato,
che andai.
Luci ed ombre mi scrutavan dalle balconate,
teatro del quale io ero burrattino,
E rivissi ciò che avevo vissuto,
in quella sala che indietro di andar mi permetteva.
Tanto il corggio o la curiosità che sia, vi rimasi a lungo,
più che mai intenzionato a ripercorrere quei passi lontani,
più che mai così vicini.
E il passato infuse nel corpo voglia di conoscer il futuro,
così che venni soddisfatto.
Ricordavo che m'avevan avvertito di star lontano da quella porta,
di non cercarla e di non entrarvi,
ma ero lì oramai e non volevo tornar indietro da quella sala,
che nel momento stesso mi rallegrava e mi incuteva timore.
Addolorato fui, alla vista del futuro che aveo davanti,
cosicchè cercando di fuggire,
la porta non s'apriva, nè intendeva lasciarmi scappare.
Pieno controllo di me possedeva.
Perciò in quella sala
mi ritrovai conoscitore del passato,
ma privo del futuro e spogliato del presente mio.
Francesco Moncini
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